Edizione 2008

La Scultura in Rosso

LE FATE DEL TENCHIA NELLA SCULTURA IN ROSSO 25 luglio – 3 agosto 2008 5° incontro internazionale di scultura in marmo rosso di Verzegnis Sella Chianzutan, Verzegnis (Udine)

LE FATE DEL TENCHIA
Caterina Percoto, nella novella “Lis strìis di Germanie” (Le streghe di Germania), racconta che ogni giovedì le streghe tedesche varcavano il confine all’alba e si fermavano al Fontanon di Timau per detergersi e pettinarsi: “Vistudis di blanc, cun t’une velete rosse su lis strezzis biondis ingropadis su la cope come une bròtule di cianaipe, sintadis sun t’une file di nuvulutis d’aur e d’arint, svolavin jù vongolant di montagne in montagne fin dulà che nas la Bût.” (Vestite di bianco, con un leggero velo rosso sulle trecce bionde annodate sulla nuca quasi a formare una crocchia di canapa, sedute su una fila di nuvolette d’oro e d’argento, volavano ondeggiando da monte a monte fin dove nasce la Bût). Quando si alzava il sole o suonava in anticipo la campana della chiesa di S. Nicolò di Paluzza scappavano piangendo, ma più spesso, con un mazzetto di violette rosse sul petto, volavano fino al pianoro del Tenchia dove incontravano le streghe della Carnia e del Friuli. Ballavano tutte insieme, e sul prato toccato dalle loro vesti e dai loro piedi crescevano stupendi fiori multicolore. Silverio, il dannato che sgretolava la roccia del Moscardo, saliva sul dirupo per ammirarle.
Ora le streghe non s’incontrano più. Silverio infuria, le streghe del Friuli, spaventate, si nascondono tra le rocce del Cucco, sul Chiaul, tra le pale secche del Sernio. Quelle di Germania, vestite di nero e con le trecce disfatte sulle spalle, sedute al confine piangono l’antica amicizia perduta.
Nel racconto ottocentesco della Percoto questi esseri fantastici sono descritti più come fate che come streghe. Altri racconti locali invece riconducono all’immagine classica delle streghe brutte e malvagie.
Eco di queste leggende è rimasto anche nella toponomastica locale: il sopraccitato pianoro del monte Tenchia è denominato ancor oggi Plan des stries (Pian delle streghe), il dirupo sul monte di Sutrio con la caverna dove si dice abitassero le agane (le fate dell’acqua) è chiamato Cret das Agànas (La roccia delle Agane).
Per ricordare questa ed altre leggende e tradizioni popolari locali, l’Amministrazione comunale di Cercivento ha intrapreso un progetto di valorizzazione che si è concretizzato nella realizzazione di percorsi attrezzati tematici.
Il primo di questi riguarda le leggende sui folletti e sulle streghe di Cercivento. Nell’area situata presso la sede municipale, lungo il percorso denominato “La via delle fate”, sono stati installati pannelli descrittivi a tema ed è stata realizzata una fontana artistica che rievoca l’antro delle streghe. Da qui si snoda il percorso che scende verso Cercivento di Sotto: sulla cartellonistica sono sinteticamente descritte le leggende legate ai luoghi attraversati. Creando itinerari descrittivi in bosco, sono state valorizzate anche le grotte naturali di Gjai, per tradizione dimore di personaggi fantastici.
L’adesione del Comune di Cercivento all’incontro “La scultura in rosso” di Verzegnis ha dato continuità al progetto di valorizzazione delle tradizioni e dei racconti: la leggenda delle fate di Cercivento è stata interpretata con un linguaggio diverso dalla scrittura, ma certamente non meno efficace.

GLI ARTISTI E LE OPERE

I commenti alle opere sono del maestro Domenico Adami

NICO COLLE
Italia
Nasce in provincia di Venezia, ma oggi vive e lavora in Friuli. Dal 1977 al 1981 frequenta studi di matematica presso l’Università di Trieste e dal 1983 al 1989 studi e laboratori d’arte a Venezia. Da molti anni si occupa di animazione con i minori sulle tematiche dei materiali realizzando altresì laboratori di scultura con le scuole, biblioteche e associazioni. Nel 2006 la sua opera “Free Flying Words” viene selezionata dal comitato “Pechino scultura Olimpica 2008”. Può vantare inoltre la partecipazione, nel 1999, alla Seconda Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze. Molte sono le sue mostre personali in Italia e nel mondo così come innumerevoli sono i simposi e le esposizioni collettive.
Sorgente 04/1
L’acqua scorre ai bordi della ricca valle dove si trova il rosso e prezioso marmo di Verzegnis.
L ‘artista friulano Nico Colle ha colto l’invito a dare forma con la sua arte a un desiderio condiviso dagli abitanti della valle, quello di possedere una fontana comune.
Egli con gioia ha progettato e realizzato l’opera assegnandole innanzitutto un valore simbolico racchiuso nel numero tre. Esso si rende presente nelle tre vasche che la compongono e che si porgono con dolcezza l’acqua che scorre conservando tuttavia una forma propria e diversa come per voler godere del piacere di offrire un dono ad una diversa presenza.
Così ancora una volta Nico Colle, sempre sorretto da una notevole capacità tecnica accompagna il suo lavoro con sottili allusioni simboliche rendendo tangibile nell’esecuzione dell’opera la sua innata onestà intellettuale.

ALBERTO EMILIANO DURANTE
Italia
E’ nato a Roma e tuttora vi risiede dopo aver ottenuto la laurea all’Accademia di Belle Arti della Capitale. Il suo modo di scolpire la pietra è il risultato di una personale elaborazione della figura e delle forme che rievocano il mondo classico. Nel 2007 segue un corso presso l’Università di Salamanca in Spagna e, dopo la laurea, inizia ad esporre in mostre collettive. II suo talento emerge prepotentemente, sempre nel 2007, con la partecipazione ai simposi di Vergnacco di Reana del Rojale (UD) prima e Fordongianus (OR) poi. Tiene inoltre corsi di scultura presso la Galleria Borghese e al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, interessandosi anche di archeologia.
Oplite
Lo scultore ha dato forma e vita ad una presenza che interiormente da tempo lo sollecitava.
L’occasione gli è stata data dall’incontro con il marmo di Verzegnis : il suo colore e la sua natura hanno sollecitato in lui la realizzazione del soggetto immaginato.
E così si rende visibile nella scultura un oplite, il mitico guerriero della fanteria greca; realizzato con massima pulizia e chiarezza esso appare come il frutto di una lucida visione.
Per il giovane scultore è importante evocare fatti e uomini cha hanno fatto la storia in modo che il loro messaggio svolga nel tempo la sua funzione, quella di far rivivere il mito che si riaffaccia impegnando l’uomo moderno a meditare e riflettere.

HARRIS JAMES FAUSSET
Inghilterra
Cittadino inglese, nasce a Jeddah in Arabia Saudita. Dopo il diploma all’Istituto d’arte “Duccio di Buoninsegna” e il corso universitario presso la Open University Milton Keynes, nel 2008 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove attualmente vive e lavora. Ha partecipato a corsi formativi di incisione e scultura su marmo. Partecipa al primo simposio Vimar “Rolling Stone” di Carrara e, nel 2006, alla Semana de Escultura Rural en Marmol di Olula del Rio in Spagna classificandosi al 1° posto. Può vantare inoltre la partecipazione a molti altri simposi in Italia nonché a mostre e collettive soprattutto in Toscana.
Dualità delle fate
Il giovane artista non si ferma ad eseguire un tema, il tema proposto, ma cerca in qualche modo di penetrarlo.
Innanzitutto egli dà una grande importanza al pensiero maestro, la raffigurazione del bello e del buono. Ma un dubbio lo turba e opera per comunicarlo sospinto da un misterioso interrogativo e da una forte curiosità intellettuale: “Sì… le fate… belle… danzanti… buone forse, anche la magia data l’appartenenza del mito delle fate del Tenchia alla sfera onirica e fiabesca ma forse soggiace in esso anche un’altra nascosta presenza, quella del male?”
L’artista non lo crede, ma un sottile tremore lo pervade come se non potesse del tutto liberarsi dal dubbio.

STJEPAN MILI?IC’
Slovenia
Nasce a Lubiana nella, a noi vicina, Slovenia. All’età di dieci anni si trasferisce a Sarajevo dove studia chimica laureandosi nel 1974. Nel 1975 ritorna a Lubiana dove trova subito occupazione presso la ditta Lek. Dal 1982 frequenta il dottorato all’Università di Lubiana e nel 1990 consegue il titolo accademico. Si dedica all’attività scultorea dal 1996 e i suoi lavori vengono ben presto pubblicati sulle riviste specializzate locali e internazionali. Le sue opere di maggior rilievo artistico sono state realizzate a Brusje sull’isola di Hvar, a Lubiana e a Zalah dove sono esposte presso la mostra collettiva permanente. Ora vive e lavora a Dane di Sezana sul Carso, a ridosso del confine italiano.
Portone delle api
E’ un artista diverso, dotato di un forte istinto creativo e di un ricco talento.
Quando opera non riesce a sottrarsi al piacere che prova e si lascia avvolgere da questo.
Pur se inebriato dalla poesia che sa scorgere nelle preziosità dei fatti e delle cose, egli pone al di sopra di tutto la ragione, l’equilibrio, i sentimenti, le persone.
Oltre la sua cultura, la forza fisica della sua natura, la sua propensione all’introspezione emergono dalla sua opera prepotentemente la conoscenza segreta del simbolismo sacro e profano e la conoscenza delle creature che popolano la terra.
Un artista delicato e forte che s’incanta nel vedere un’alba o un bimbo cullato dalla madre, grato nel ricevere e felice nel dare.

CZESLAW PODLESNY
Polonia
Nasce a Rybnik e si diploma all’Istituto di Belle Arti di Zakopane. Dal 1980 al 1985 studia scultura all’Istituto Superiore di Belle Arti di Gdansk e all’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Per ben tre volte riceve il riconoscimento ufficiale dal Ministro per l’arte e la cultura. E’ uno dei cofondatori del gruppo di scultori “who are you”. Partecipa ad innumerevoli simposi ed esposizioni in Polonia, Germania, Slovacchia, Finlandia, Korea oltre che negli Stati Uniti d’America e in Inghilterra, dove è presente con i suoi lavori in molte collezioni museali pubbliche e private.
Il giardino delle Esperidi
L’artista polacco scolpisce il rosso marmo di Verzegnis e fa apparire le invitanti forme del dolce frutto che cresceva spontaneo nel Paradiso Perduto.
Con forza e delicatezza egli lo fa rivivere evocando l’abbondante dolcezza che esso conserva. Così nell’opera si gode dell’immagine della forza e della dolcezza che insieme sgorgano liberate e che diventano invito a succhiare il nettare.
È questa l’opera scultorea di un artista forte e fiero che ama i fatti e le cose semplici, pulite e vere.

BRUNO PON
Italia
Nato a Carrara, frequenta l’Istituto professionale del marmo dove si diploma nel 1961 e poi continua la sua formazione nel laboratorio dei f.lli Beretta, uno dei più conosciuti e famosi della città. Data la sua capacità tecnica nell’esaltare l’espressività della pietra, viene richiesta la sua collaborazione in diversi studi di scultura. Collabora con i giovani scultori coreani e giapponesi, insegnando loro la tecnica di lavorazione. Partecipa a diversi simposi di scultura; tra le varie opere eseguite figurano quattro cariatidi in marmo bardiglio realizzate per la scultrice americana Clear McArdle, attualmente situate presso la Marian House di Baltimora. Realizza inoltre una Maternità in marmo statuario per una città della Virginia. A Dallas in Texas è esposta la statua “The Fireman”, in bianco Carrara, realizzata per l’artista americano Milton Pounds.
La fata della sorgente
L’artista, che conosce, che sa rappresentare e ancora di più far intuire le morbide flessuosità della figura femminile, vuole evocare il mito che vive assieme alle fate del monte Tenchia.
Bruno Pon, artista vivace e saggio, che viene da lontano, non nasconde il suo forte desiderio di far sognare il fruitore attraverso la sua opera portandolo per mano a cogliere la quasi mistica presenza di un mistero che si disvela dolce e sublime: l’incontro con la bellezza della grazia e della accoglienza delle fate danzanti, a Cercivento, sul monte Tenchia.

CINZIA PORCHEDDU
Italia
Nasce a Sassari dove a tutt’oggi vive e lavora. Dopo il diploma di maturità d’arte applicata, conseguito nel 1990 presso l’Istituto d’Arte di Sassari, ottiene la laurea in Scultura nel 1996 all’Accademia di Belle Arti sempre di Sassari. La sua attività scultorea parte dal presupposto che la pietra è un materiale sacro e primordiale e i suoi lavori sono concepiti come celebrazione della natura. Attraverso le sue opere testimonia valori ed emozioni che le sono propri, rapportati alla realtà dei luoghi dove vive. Molte sono le sue esperienze lavorative e artistiche. Partecipa con successo a concorsi e simposi soprattutto in Italia.
Janas
Vibra, suonando, l’arpa della fata e assieme vibra anch’essa.
Tutta si muove in flessuosa danza come nel leggero sogno in cui dimora.
E’ facile immaginare, guardando la morbida figura scolpita da Cinzia Porcheddu, la grazia, lo sventolare del manto, la dolcezza e la flessuosità di un corpo che danza.
E’ solo in apparenza fragile l’artista, che nell’opera si traspone delicata, rivelando in realtà una forte personalità. Paziente, vera, istintiva ella vuol imprimere nel marmo il messaggio che ha ricomposto con la sua mente: il ricordo delle “Janas” della sua Sardegna che, come per magia, si proiettano sul monte Tenchia.
Le fate della Sardegna e le fate della Carnia compiono un nuovo felice incontro che vive già nell’aria questa sera.

GLORIA SULLI
Italia
Nasce a Pescara e oggi risiede a Francavilla al Mare (CH). Conseguito il diploma di maturità artistica nel 2000, si laurea in scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2006. Frequenta corsi di specializzazione su pietra, di taglio del vetro artistico e microfusione a cera persa del bronzo con la tecnica della conchiglia ceramica. Oltre alla mostra personale del 2006 a Castel del Monte (AQ), partecipa a molte collettive in Italia. Nel 2004 è presente alla collettiva di Strumica nella Repubblica di Macedonia. Tra le sue esperienze lavorative molteplici le realizzazioni in bassorilievo, nonché i monumenti, tutti lavori coordinati dal prof.  Bianchi titolare della 1a cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
La danza delle fate
Artista dalla figura giovane e aggraziata, si mostra, nello scolpire il marmo, forte, decisa e determinata.
Roteano, attorno alla fata, che si erge al centro dell’opera, le fate danzanti infesta.
Gloria Sulli popola un monolito di tante presenze come se volesse collegare tra loro e trattenere ben salde le preziose figure avvolte nella danza, evocando il rito che si svolge sulla piana di Cercivento.
Esplorando la sua opera e cercando di avvicinarsi a dare corpo all’idea fondamentale che la ispira è facile intuire che questa scultrice segnerà di ricchezza il suo futuro artistico.

I commenti alle opere sono del maestro Domenico Adami

Pagina aggiornata il 10/05/2024

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